FRAGMENT

Mostra di Paolo Garau

A cura di Roberta Melasecca


Il Castello di Ladislao di Arpino, sede della Fondazione Umberto Mastroianni, ospita Fragment, un percorso espositivo che raccoglie le opere di Paolo Garau. E’ parte di un progetto ampio, che si articola intorno ad una riflessione sulla scultura e il disegno. Si sviluppa in due differenti momenti che tuttavia partecipano dello stesso animo e spirito: il primo si focalizza sulla scultura ed è stato progettato per gli spazi della Fondazionein stretto dialogo con le opere della collezione permanente;il secondo si concentra su di un confronto tra disegno e scultura e sarà presentato a Roma.

In mostra una scultura di grandi dimensioni che innesca il confronto con la monumentalità di Umberto Mastroianni, mentre diciotto sculture, realizzate in resina acrilica e foglia oro, rimandano per contrasti e sottili sintonie visive alle opere della collezione permanente.

Un unico catalogo, con i testi critici di Loredana Rea direttore della Fondazione Umberto Mastroianni, Cesare Biasini critico d’arte, curatore e saggista e direttore editoriale di Exibart, Annalisa Ferraro critica d’arte e curatrice, riassumerà, a fine progetto, entrambe le fasi a rappresentare i volti e frammenti della stessa ricerca artistica.

“La ricerca artistica di Paolo Garau muove da una conoscenza approfondita della realtà, ma non è visione naturalistica dell’arte classica; procede con la scomposizione degli oggetti ma non è molteplicità di visione del cubismo; deforma la figura ma non è tragica condizione esistenziale dell’espressionismo. Rompe invece la complessità, introducendo la semplicità e innescando un processo di elaborazione interiore. Il bianco frammento non svela l’arcano mondo intimo delle cose, ma lo interiorizza e lo implode in se stesso, al fine di attivare gli inconsci meccanismi di immaginazione. Fragilità, evanescenti travagli, metafisiche memorie rimangono catturati sul levigato piano, anch’esso niveo o ricoperto da una dorata patina. I volti sono essere anonimi, non riconoscibili nelle precise fattezze, a volte coincidenti con essenze di pezzi anatomici. Lasciano il corpo oltre se stessi e si tramutano in spicchi di realtà possibili e probabili. Si vestono di lontane reminiscenze e si ritrovano trasformati in solidi di rivoluzione dai contorni sinuosi e morbidi. Contengono ogni umano sentire e sperano un semplice e immediato contatto che possa trasferire visioni e immagini. Attendono di essere liberati e acquisire rinnovate identità. L’artista, intervenendo sul cemento, sul gesso con la resina, compie l’operazione del sottrarre e aggiungere: togliere materia, inglobare energia e non-materia secondo una funzione esponenziale, e, dentro, trovare un numero infinito di futuri possibili, fluttuare lungo molteplici orizzonti di eventi, coesistere in diverse dimensioni, arrivare all’attimo prima della singolarità dove spazio e tempo finiscono.”

dal testo critico di Roberta Melasecca